Parte seconda
8. La fibromialgia

8.c La riabilitazione integrata della fibromialgia

Indice dell'articolo

Nella nostra esperienza, la riabilitazione della persona affetta da Fibromialgia (FM) si avvale di un insieme di strumenti terapeutici il cui cardine è il Metodo Rességuier (MR), che nasce all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo dal fisioterapista francese Jean Paul Rességuier. Tale metodo, come confermato anche da lavori pubblicati coi collaboratori dell’AMuRR, si è rivelato appunto efficace nella cura della FM. Il MR include pratiche specifiche, come la Petite Gymnastique e le Dinamizzazioni Locali del Corpo Sensibile, cui si sono poi aggiunti altri strumenti riabilitativi, fondati sui princìpi del MR stesso, quali il Movimento e Percezione Corporea, ed Esercizi di Focalizzazione dell’Attenzione durante le attività della vita quotidiana.

La modalità terapeutica e il percorso di cura, da realizzare all’interno di un arco temporale di circa 8 settimane, costituiscono un Sistema Integrato nella Riabilitazione della Fibromialgia (SIRF).

Questo sistema integrato, offrendo un ventaglio di strumenti connessi tra loro, permette di approcciare la FM in modo organico per ridurre i sintomi e conseguire il benessere tramite lo sviluppo di un processo di consapevolezza corporea.

Ciò può facilitare il riconoscimento di alterazioni disfunzionali fisiche e comportamentali nonché la correzione del circolo vizioso dolore-inattività-stress psicologico-dolore. Affinché si creino consapevolezza e miglioramento delle tensioni muscolo-scheletriche, del dolore a esse riferito, di schemi motori alterati, della rigidità, dello sforzo, dell’affaticabilità, del disagio e delle cattive abitudini, è fondamentale la presenza della mente nell’esperienza.

Questo tipo di cura, infatti, origina da uno stato di presenza e attenzione che richiede partecipazione attiva del paziente e promuove cambiamenti integrativi nel cervello. Numerosi studi sottolineano il potere della pratica disciplinata dell’attenzione, della consapevolezza momento dopo momento, nel promuovere il benessere in molteplici ambiti della vita.

Nella nostra esperienza, per trattare i pazienti con FM si è rivelato utile un piano di trattamenti di circa 10/12 sedute, le prime 6 da effettuarsi a cadenza bisettimanale e le successive 4-6 sedute a cadenza settimanale, nel corso delle quali vengono insegnati anche esercizi da eseguire a casa come coadiuvanti della fisioterapia.

La pratica va collegata alla vita quotidiana perché ci possa essere integrazione dei cambiamenti a vari livelli. È indicato continuare a eseguire gli esercizi oltre il tempo del trattamento per stabilizzare i risultati ottenuti, evitare le ricadute e continuare ad avere cura di sé. Al termine del trattamento è comunque raccomandata un’attività di gruppo, quale, ad esempio, Qi Gong, metodo Feldenkrais, Yoga terapeutico, attività in acqua o attività aerobica.

Il Metodo Rességuier (MR)

Alla base della cura: la qualità di relazione. La peculiarità del MR è duplice (nel senso che agisce sia sul fisioterapista che sul paziente) e interattiva (nel senso che agisce sul rapporto fisioterapista-paziente).

Da una parte, il MR forma il fisioterapista a sviluppare e mantenere attenzione e presenza verso il paziente e verso la qualità di relazione che si stabilisce tra loro. Riconoscendo come l’incontro abbia un ruolo influente sulla fisiologia, anche a livello impercettibile, il fisioterapista evita atteggiamenti automatici e abitudinari, così da creare piuttosto un sostegno mirato alla persona che sta trattando, nella realtà che si profila momento dopo momento, senza giudizi né a priori. Tale modalità attentiva costante e vigile, definita postura di accompagnamento, comprende la considerazione della risonanza fisica della relazione e vigila sulle informazioni e sullo scambio pure silenzioso tra fisioterapista e paziente e l’ambiente circostante. Il fisioterapista, assumendo la consapevolezza di questo scambio, sostiene la relazione e gli atti terapeutici, per tutta la durata del trattamento, in risonanza con le risposte vitali del corpo del paziente, in quello che viene definito nouage relazionale a risonanza fisica. Così operando, egli permette a se stesso e al paziente di vivere il tempo della cura in un comfort di base, una fiducia che origina nel corpo e che genera il sentimento di appartenere alla propria vita.

Dall’altra parte, il MR permette al paziente di aderire al trattamento risvegliando o accrescendo la coscienza della sua corporeità. Egli si sente riconosciuto nell’integrità del proprio essere e, attraverso la percezione, reintegra il suo rapporto col corpo e col proprio vissuto. Vive il tempo della cura nel comfort di base, una fiducia che origina nel corpo, sostiene la possibilità di eliminare e modificare i fattori che incidono sul malessere, favorisce la riduzione dei sintomi e il recupero del benessere e genera calma e distensione psico-fisica.

Il paziente, grazie a tali meccanismi, diventa responsabile del suo processo di cura e migliora l’attenzione, con tutti i benefici che ne derivano. Così, si rende consapevole dei limiti, delle abitudini dannose e delle anomalie nella sua condotta di vita che ne minano lo stato di salute.

Dalla cura della relazione alla riabilitazione: lo strumento terapeutico. La cura col MR mira al recupero cosciente dell’unità tra la persona e il proprio corpo e inevitabilmente tra sé e l’ambiente. Si dipana a partire da uno stato di attenzione e presenza dei due protagonisti della relazione (cioè il fisioterapista e il paziente), favorisce il risveglio della sensibilità, la percezione, il potenziamento dei processi fisiologici di base e la rianimazione del tono tissutale.

L’attività sensoriale può essere guidata e far cogliere a ognuno una realtà più generale e integrata del proprio essere, costituito da un corpo che vive istante dopo istante, accessibile all’esperienza cosciente, definito corpo sensibile. La percezione permette di cogliere le sensazioni che emergono dal corpo, e la cura sta anche nell’accoglimento di quelle che vanno sentite, constatate, non giudicate, lasciate essere per come sono in quell’istante, senza filtri. Si tratta di sentire i segnali sensoriali che, provenendo dalla materia, generano consapevolezza:

Il nostro cervello riceve segnali dal profondo della materia vivente e, pertanto, genera mappe locali e globali che ne rappresentano l’intima anatomia e l’intimo stato funzionale.

La persona può avere piena cognizione della sua realtà corporea, percepita nella successione degli istanti: ad esempio, può sentire che una parte del corpo è più pesante della parte controlaterale, che un segmento corporeo è di dimensione maggiore rispetto alla forma oggettiva, che la parte destra del corpo sprofonda sul lettino e la parte sinistra è rialzata rispetto al piano d’appoggio, che ciò determina uno sbilanciamento atto a provocare certe precise tensioni in talune aree del corpo. Ogni struttura somatica può lasciare emergere sensazioni che, in un quadro di disagio, possono essere riconosciute come dolore, tensione muscolare, rigidità, pesantezza oppure asimmetrie. Non si tratta di captare tali dati e persistere nello stato di disagio, ma di seguire, senza interferirvi, il flusso delle sensazioni e la loro dinamica naturale. Quanto ne deriva è coscienza generata di momento in momento, che può offrire al corpo nuove possibilità di rispondere agli stimoli, di attivarsi, di elaborare le informazioni, di riconoscere quel che incontra e di creare aggiustamenti grazie a meccanismi vitali di base. Ad esempio, uno stato di tensione e di rigidità muscolo-scheletrica, quando è riconosciuto può trasformarsi in distensione, migliorando l’irrorazione tissutale, modificando la temperatura di quella o di più parti, migliorando l’elasticità nei tessuti, creando un certo grado di riposo e di ristoro. Nell’assenza di movimenti esterni, il paziente può avvertire il movimento interno tramite un ascolto cosciente, riconoscere ciò che resta stabile pur nel cambiamento dei dati che arrivano dalle varie strutture somatiche, percepire sensazioni relative a stati mentali ed emozionali associati agli stati del corpo.

Le mappe di miriadi di aspetti di stati corporei diversi sono i substrati immediati dei sentimenti.

I sentimenti insorgono da qualsiasi insieme di reazioni omeostatiche e traducono nel linguaggio della mente lo stato vitale in cui versa l’organismo.

Ciò che accade nel corpo influenza lo stato della mente e merita di essere considerato: quante volte uno stato di malessere fisico si traduce anche in uno stato di disagio mentale?

I sentimenti sono le sensazioni di ciò che sta accadendo dentro tutto il corpo, dai nostri arti e dal busto fino al tronco encefalico, alle aree limbiche e alla corteccia cerebrale.

L’esplorazione diretta del corpo consente l’emersione di vissuti pieni di senso per il paziente, che resta connesso col proprio sentire. La descrizione verbale delle sensazioni crea consapevolezza e aiuta a stabilire connessioni funzionali tra i due emisferi cerebrali, favorendo integrazioni.

La guarigione richiede l’integrazione linguistica del cambiamento avvenuto nel corpo. Finché dal punto di vista dello spirito, del pensiero, non ho acquisito il cambiamento fisico, questo cambiamento è come se non ci fosse stato.

Se la percezione del corpo sensibile viene sostenuta e non intralciata, è possibile vivere in piena coscienza la risposta dell’attivazione dei processi omeostatici di base, il movimento vitale che permette la risoluzione di certe alterazioni, l’allentamento delle tensioni, il decantare dei sintomi, l’instaurarsi di un nuovo equilibrio.

La percezione è alla base del sistema di attivazione di nuovi circuiti neurali nel quadro di un continuo rimaneggiamento sinaptico. Le sensazioni provenienti dai sistemi somatici, mediante la trasmissione nervosa, sono proiettate verso aree e circuiti corticali e possono ricostituirsi in mappe neurali che riproducono a livello cosciente la realtà vissuta del corpo. Ciò che è percepito a livello della materia viene ricostruito come un’immagine virtuale che può essere aggiornata mano a mano che a livello del corpo si creano aggiustamenti e modifiche. Quando viene focalizzata l’attenzione, sono attivati i circuiti del cervello e rafforzate le connessioni sinaptiche delle aree coinvolte. Si creano pattern di attivazione neuronale che permettono ad aree anatomicamente o funzionalmente differenziate, prima di allora separate, di venire collegate e integrate, stabilendo così un’interconnessione neurale più ampia di aree del cervello e del corpo, la quale è al centro del benessere.

Durante una seduta di MR, la persona è accompagnata dal fisioterapista con un:

  • contatto silenzioso, costante, garante del tono di fondo della relazione e della rassicurazione dei livelli della sensibilità primaria;
  • contatto manuale, attraverso le cosiddette “prese” su alcuni distretti corporei, centrali o periferici, per favorire nel paziente la connessione con la propria corporeità e percezione;
  • contatto verbale, che invita all’esperienza diretta indirizzando l’attenzione in maniera specifica, così da permettere alla persona di restare attualizzata sui dati emergenti dalla percezione del corpo. Le domande consentono di cogliere e descrivere la realtà che si configura in quell’istante e di mantenere con rigore l’aderenza alla dinamica vitale. In tal modo si evitano rappresentazioni, proiezioni o commenti e si elude il rischio di sconfinare in tematiche psicologiche.

L’approccio riabilitativo col MR produce riduzione di frequenza, intensità e durata del dolore, armonizza il sistema neurovegetativo, migliora l’affaticabilità, l’irritabilità e la qualità del sonno, riduce le tensioni, le contratture muscolari, le rigidità articolari, riporta in allineamento assiale la postura. L’ottimizzazione delle risposte vitali agisce positivamente sul tono dell’umore, riduce i segni dello stress, produce benessere. Tali effetti del MR sono continuamente osservati durante le pratiche terapeutiche e sono stati descritti in pubblicazioni scientifiche e tesi di laurea.

Petite gymnastique (piccola ginnastica). È una pratica specifica del MR utilizzata durante le sedute di trattamento e insegnata al paziente perché possa usufruirne anche autonomamente.

Si esplica attraverso movimenti specifici e volontari sull’asse dinamico verticale del corpo coinvolgendo le strutture centrali, quali torace e addome.

Consta di 2 tempi:

- fase attiva con movimento volontario: percezione, movimenti statici e dinamici, coordinazione, controllo dell’azione motoria, respirazione;

- fase attiva senza movimento: percezione, descrizione dell’esperienza sensoriale, consapevolezza delle modifiche poste in atto dal corpo.

La petite gymnastique stimola un’attivazione fisica e una profonda concentrazione, sviluppa una forza tonica nella regione addominale che crea stabilità ed equilibrio, permette un riallineamento assiale, un giusto tono muscolare, una maggiore profondità del respiro e una sua più capillare distribuzione, produce fluidità, scioltezza, rilassamento mentale, acuità dell’attenzione, benessere psico-fisico.

Tale pratica viene utilizzata nel trattamento e appresa dal paziente affinché possa usufruirne in piena autonomia.

Dinamizzazioni Locali del Corpo Sensibile. Sono contatti specifici effettuati su alcune articolazioni, quali spalle, anche, ginocchia, caviglie e piedi, che permettono alla persona di registrare le sensazioni attivate da tali impulsi e di sentire gli adattamenti e gli aggiustamenti che il corpo genera come risposta.

Questo tipo di dinamizzazione fornisce un impulso per stimolare la percezione, assecondare la possibilità di liberazione dall’ipertono muscolare, riconoscere come l’allentamento di un’area del corpo possa provocare modifiche positive anche in aree adiacenti e distanti, ricreando una percezione di unità e d’interdipendenza delle parti, ossia una piena consapevolezza dell’insieme.

Movimento e Percezione Corporea. Si tratta di un’elaborazione personale nata dal contributo fondante del MR. Si avvale di esercizi provenienti dal campo delle ginnastiche dolci e della riabilitazione. Gli elementi costitutivi di questo approccio sono il movimento, la percezione, il rilassamento.

Le attività hanno la finalità di accompagnare la persona a sentirsi presente nel suo corpo, nel suo respiro, nel suo movimento, nella sua capacità di rilassamento. Lo scopo è soprattutto di recuperare un congruo tono muscolare, spesso alterato nella FM.

Si sostiene la persona in un lavoro attento, che le permetta di riconoscere la tensione muscolare eccessiva a cui le zone corporee sono sottoposte, che penalizza certi movimenti o certe attività motorie. S’insegna a riconoscere lo sforzo muscolare che inconsapevolmente si applica anche alla gestualità più semplice o a riposo. La persona, durante il movimento, può diventare consapevole pure della fretta, della distrazione che conduce a un movimento meccanico e poco libero, poco agevole, non fluido.

S’insegnano movimenti piccoli, mirati, a volte quasi impercettibili, e movimenti ampi, coinvolgenti più distretti corporei, per imparare ad allentare lo sforzo, distendere i muscoli contratti e tesi, disfare le rigidità, ridurre i condizionamenti motori derivanti, aumentare l’escursione articolare, favorire un migliore assetto posturale, recuperare fluidità nell’azione.

Si promuovono momenti di consapevolezza del respiro, del suo fluire spontaneo, delle sensazioni che emergono nelle parti del corpo coinvolte, restando osservatori attenti e accoglienti di questa dinamica naturale. Tali esercizi facilitano la concentrazione e l’acquietamento della mente con conseguente rilassamento.

Esercizi e pratiche domiciliari

- Pratica della petite gymnastique.

- Percezione del corpo tramite la guida di un’audioregistrazione (fornita dal fisioterapista).

- Esercizi appresi durante le sessioni fisioterapiche.

Nell’arco della giornata, la persona si esercita a un’attenzione consapevole durante le attività della vita quotidiana, nel lavoro e nelle relazioni interpersonali. Così facendo, può rendersi conto dei comportamenti automatici, provare a non reagire dietro l’impulso dell’abitudine, cercare di riconoscere gli effetti di detti comportamenti sul corpo e sul proprio stato d’essere, constatare se è in grado di porre rimedio o arginare le condizioni che le procurano stress. Via via che il soggetto ritrova benessere e distensione, avrà sempre più chiaro cosa influenza la sua giornata e il suo corpo; in tal modo, potrà attivarsi non soltanto per riconoscere ciò che può essere dannoso, ma, per quanto possibile, anche per evitarlo.

Esempi

Alla guida dell’auto: “Le mie mani stringono molto forte il volante? È così necessario? Le spalle sono contratte? Sono ben seduta?...”

Davanti al computer: “Qual è la mia postura? Mi affatica? Mi nasce un dolore lungo la scapola? Posso provare a cambiare posizione? Stringo troppo forte il mouse? Ho bisogno di tutta la forza che ci sto mettendo?...”

Stirare: “Devo proprio stirare 2-3 ore consecutive? Posso fare alcune pause?... Sento che la mia schiena si affatica: ho dolore?... Posso distendermi un po’?”.

Davanti alla tv: “Le mie spalle sono contratte? Il collo è rilassato?”.

Più volte nel corso della giornata: “Sto trattenendo il respiro? Sono molto proiettata verso quello che dovrò fare o posso concentrarmi su quello che sto facendo qui e ora?”.

Provare a riconoscere le reazioni che un’emozione o alcuni stati particolari scatenano nel corpo. Esempi:
“Mi sono molto arrabbiata: come sento i muscoli? In che atteggiamento è tutto il corpo? Che cosa sto provando? Come sto reagendo?”.
“Sono in un forte stato di eccitazione e sforzo: quali segnali m’invia il corpo? Li ignoro o posso farci caso? Posso provare a modificare qualcosa per stare meglio?”.
“Sto tenendo un ritmo concitato: come mi sento? Ce la faccio? Devo forse modificare qualcosa?”.
“Sto agendo con tanta fatica: voglio, posso, fermarmi un po’?”.
“Mi sembra che fermarmi sia una sconfitta: di cosa avrebbe bisogno il mio corpo? Posso ascoltare i suoi segnali? Posso concedermi qualche nuova opportunità?”.

L’intero lavoro riabilitativo deve potersi sviluppare in una condizione di fiducia che accompagni la persona a ritrovare benessere, a riconoscere le competenze del suo corpo, a coltivarle, ad accrescerle e a beneficiarne, divenendo così artefice e partecipe della cura di sé.